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Per Aspera Ad Veritatem n.19
Fixing the spy machine: "preparing American Intelligence for the Twenty-first century"

Arthur S. Hulnick - Praeger Publishers, Westport, London, 1999





"Fixing the spy machine" è il primo libro scritto da Arthur S. Hulnick, già funzionario della CIA, dove ha lavorato per trentacinque anni sia nel settore dell'analisi che in quello operativo.
Frutto anche della pluriennale esperienza di docente sulla professione nel mondo dell'intelligence e del suo ruolo nel processo di policy-making, il volume, di agevole comprensione, muove da un preliminare chiarimento del concetto di intelligence, passando poi ad un'accurata ricognizione delle funzioni in cui si sostanzia e del processo attraverso il quale si sviluppa.
In tale disamina emerge con chiarezza la convinzione dell'Autore circa la permanente centralità del ruolo degli apparati di intelligence per la difesa strategica degli Stati Uniti, nonostante taluni insuccessi e gravi errori di analisi e valutazione che ne hanno costellato la storia degli ultimi cinquanta anni, talvolta in modo drammatico e che hanno determinato la diffusa percezione che l'intelligence americana sia seriamente danneggiata e non più in grado di assolvere alle funzioni cui è preordinata.
Nel prosieguo sono poi focalizzate le numerose proposte di riorganizzazione ed i più recenti sforzi di adattamento e riconversione della CIA per far fronte alle nuove sfide e minacce alla sicurezza nazionale. In tale quadro peculiare attenzione è riservata alle risorse umane e alla necessità di orientarsi ad un reclutamento mirato, tra i laureati delle migliori università e college, quale garanzia per ottenere funzionari altamente qualificati e motivati.
Il testo rappresenta un proficuo momento di rivisitazione ed approfondimento di argomenti già trattati dall'autore in articoli, recensioni, commenti e pubblicazioni precedenti.
Tra essi trovano ampio spazio: il principio di trasparenza, la sua incidenza nell'assetto relazionale dell'Agenzia con i cittadini e la difficoltà di un suo contemperamento con la "naturale" segretezza dell'attività di intelligence; i tratti di differenziazione tra le funzioni di intelligence e quelle proprie della polizia; i possibili spazi di cooperazione nel settore dell'intelligence in un'epoca in cui, cessato il confronto bipolare, le minacce alla sicurezza non si prestano più ad una chiara identificazione; la simbiosi tra intelligence e mondo degli affari e delle società commerciali, avversata dagli USA.
Soffermandosi, in particolare, sull'attività di analisi svolta dall'Agenzia, l'Autore deplora la scarsa considerazione ad essa riservata rispetto all'attività operativa, enfatizzandone invece il decisivo ruolo nel processo di policy-making del Governo ed auspicandone una sempre più stretta cooperazione con il settore operativo.
Un interessante capitolo è anche dedicato alle operazioni c.d. "coperte" in cui sono ampiamente coinvolti i Servizi informativi, ma che l'Autore non ritiene riconducibili all'intelligence in senso stretto, interrogandosi peraltro sulla loro necessità, sulla difficoltà di misurarne il risultato in termini di successo o fallimento, soffermandosi infine sulle ragioni dell'attrito tra l'Esecutivo ed il Legislativo, motivato preminentemente dalla preclusione a quest'ultimo di un controllo esaustivo su tali operazioni.
Di particolare interesse è il sesto capitolo che reca un'attenta ricognizione del nuovo fronte delle minacce quale delineatosi dopo la fine della guerra fredda. Esso contiene interessanti spunti di riflessione relativamente alle armi di distruzione di massa e alle pericolose interazioni con i movimenti terroristici.
L'autore non tralascia poi di considerare aspetti organizzativi e profili finanziari della complessa macchina del sistema di intelligence americano, qualificata come la più costosa e burocratica dell'Occidente e forse dell'intero mondo.



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